In ricordo di Bruno Dente

In ricordo di Bruno Dente (1946-2022)

di Erica Melloni

Bruno Dente, uno dei più fini studiosi di policy analysis e policy evaluation, è scomparso dopo una breve malattia. Laureato in giurisprudenza, professore onorario di analisi delle politiche pubbliche al Politecnico di Milano, è stato anche commissario straordinario per la Scuola superiore della pubblica amministrazione (tra il 2016 ed il 2017) e per molti anni direttore scientifico dell’Istituto per la Ricerca Sociale. Profondo conoscitore della pubblica amministrazione italiana, alla fine degli anni novanta è stato tra i redattori delle riforme ‘Bassanini’ – in particolare del decreto 286/99. È stato anche tra i primi ad aver importato in Italia, dal mondo anglosassone, la valutazione delle politiche, di cui apprezzava il contributo disciplinato alla migliore comprensione delle scelte pubbliche e dei loro effetti. Per questo nel 2001 l’Associazione Italiana di Valutazione lo aveva insignito di un premio in qualità di precursore della valutazione in Italia.

Bruno Dente ha contribuito allo sviluppo della policy analysis proponendo un metodo di analisi fortemente incentrato sulle dinamiche degli attori, a partire dal riconoscimento dei loro interessi e ruoli nell’arena politica. Insieme ad un gruppo di amici con cui ha gettato le basi della policy analysis in Europa, tra cui il compianto Luigi Bobbio, ha in particolare approfondito i processi decisionali, proponendo sempre una visione pluralista e democratica, nonostante le difficoltà e talvolta le frustrazioni che questa posizione può in generare. Charles Lindblom e le dinamiche del mutuo aggiustamento partigiano costituivano senza dubbio il suo più convinto riferimento teorico. Negli ultimi anni si è avvicinato allo studio dei meccanismi sociali proponendo ai suoi allievi, tra cui chi scrive, di indagare questi concetti per il potenziale contributo alla migliore comprensione degli effetti delle politiche e alle opportunità di apprendere da esse. Ha dedicato le ultime energie a sviluppare un progetto di educazione digitale dedicato a studenti e docenti universitari, per rafforzare la loro conoscenza e comprensione delle dinamiche decisionali. Il progetto, denominato P-Cube, è alle sue battute finali e presto potrà essere a disposizione di tutti gli interessati.

Il discorso tenuto all’Università Autonoma di Barcellona, in occasione del conferimento del dottorato honoris causa, ed intitolato Public Policy Analysis: Deux ou Trois Choses que Je Sais d’Elle è una sintesi molto efficace dei suoi studi. Gli avevo chiesto il testo, che mi aveva mandato e che metto qui a disposizione di tutti, è molto bello.

Bruno Dente amava scrivere sebbene in questo esercizio fosse misurato. Aveva una scrittura che definirei tagliente. Non amava i giri di parole, nella scrittura andava al punto e soprattutto ambiva, sempre, a sostenere tesi contro intuitive. Diceva: le uniche affermazioni davvero importanti sono quelle per cui anche l’esatto contrario è plausibile. Solo così avanza la conoscenza. Altrimenti siamo nel campo delle ovvietà.

Bruno Dente era prima di tutto un professore. Lo è stato con le infinite schiere di studenti e studentesse che hanno seguito le sue lezioni al Politecnico di Milano e altrove, per i quali – a mia memoria – non ha mai saltato una lezione. Le lezioni erano la sua assoluta priorità. Ma era disposto a insegnare, chiarire, approfondire con chiunque avesse voglia di capire più e meglio la realtà sociale.

Pretendeva però precisione di pensiero nei suoi interlocutori, curiosità e possibilmente fantasia. Per questa rara combinazione di precisione e creatività ha molto amato e pianto Paolo Fareri, fine ed eclettico urbanista, scomparso troppo giovane. Di lui diceva: è uno di quei casi in cui il discepolo ha insegnato di più al presunto maestro, di quanto sia avvenuto il contrario. 

Bruno Dente era uno studioso ma dotato di una profondissima conoscenza della realtà. Quel certo distacco, quella astrazione tipica del docente universitario non gli apparteneva. La ricerca accademica e la ricerca applicata avevano per lui il medesimo valore e conduceva entrambe con il medesimo scrupolo (sebbene indubbiamente avesse una predilezione per la seconda).

Conosceva la pubblica amministrazione nelle sue dinamiche più quotidiane e minute, e per questo sembrava disporre di un intuito potentissimo. In realtà si trattava di grande esperienza acquisita osservando, chiedendo, approfondendo insieme ai suoi soggetti prediletti: gli attori delle politiche pubbliche. Alla fine di un confronto tra amministratori pubblici mi disse: non mi stancherei mai di ascoltare questo tipo di racconti (e mi disse anche che non aveva mai desiderato fare un lavoro diverso da quello che, lui avvocato, si era scelto).

La valutazione delle politiche, realizzata in modo professionale soprattutto durante gli anni di lavoro con l’IRS, ha rappresentato una risorsa cruciale per rafforzare questa sua conoscenza.

Vorrei terminare questo ricordo con alcuni tratti più personali.

Bruno Dente era una fonte inesauribile di frasi lapidarie che elargiva come perle di saggezza, tra il serio e il faceto. Una decina di anni fa con un gruppo di suoi allievi ed amici avevamo allestito una pagina Facebook che raccoglieva alcune delle sue massime, che adesso rileggo con commozione e profonda nostalgia.

Aveva la fama di avere un pessimo carattere e sosteneva che questa (fama) fosse il suo bene più prezioso, perché lo metteva al riparo da molte seccature. Era diventato meno ruvido invecchiando, ed era in realtà incredibilmente generoso e trasparente: se avevi bisogno di un buon consiglio potevi rivolgerti a lui, nella consapevolezza che non ti sarebbero state risparmiate critiche se necessario.

La verità è che amava lavorare divertendosi. Lavoro e divertimento, che per Bruno equivaleva a una profonda soddisfazione intellettuale, erano il massimo. Lavorare con persone simpatiche gli piaceva. Sosteneva anche che tutte le persone simpatiche fossero anche intelligenti, ma che non tutte le persone intelligenti fossero anche simpatiche. Dal che deduceva che la simpatia fosse meno diffusa dell’intelligenza.

Amava la musica, la montagna, ridere e fumare la pipa. 

Ci mancherà moltissimo.

 

Alcuni dei suoi libri:

  1. Busetti, B. Dente, EXPOST. Le conseguenze di un grande evento. Bologna, Il Mulino, 2018
  2. Dente, Le decisioni di policy – come si prendono, come si studiano, Bologna, il Mulino, 2011 (tradotto in inglese e in spagnolo)
  3. Dente, In un diverso Stato – Come rifare la pubblica amministrazione italiana, Bologna, Il Mulino, 1995 (2a ed. 1999)
  4. Dente, Governare la frammentazione – Stato, Regioni ed enti locali in Italia, Bologna, Il Mulino, 1985